mercoledì 21 ottobre 2009

Saviano: un eroe dei nostri tempi (mediatici e fasulli)


I pochi giornalisti coraggiosi ( e rigorosamente free lance perchè altrimenti non avrebbero nemmeno potuto esprimersi ) che avevano avanzato dei dubbi su Roberto Saviano e sulla sua carriera di eroe mediatico venivano appellati amici dei camorristi. Un paio di miei articoli in tal senso mi fecero guadagnare sdegno e riprovazione di tanti colleghi e opinionisti allineati. Ora che il capo della mobile di Napoli, uno dei migliori poliziotti d'Italia, rivela che emise parere contario alla scorta del bel tenebroso dell'anticamorra di celluloide, viene additato al pubblico ludibrio. D'Avanzo in testa e dietro di lui il solito codazzo di opinionisti in cerca d'autore gridano allo scandalo, tanto da guadagnare l'appoggio del capo della polizia che rassicura tutti: scorta fissa a Saviano, anzi rafforzata. E mentre Pantalone paga e la holding Saviano guadagna altri milioni di euro la camorra continua a guardare con timore solo ai veri nemici: capo della mobile di Napoli in testa.

sabato 3 ottobre 2009

A proposito, noi leggevamo Play Boy...


Allora, ricordo che alle prime note dell' hammond anche i più timidi si facevano avanti. E per le ragazze più belle non c'era scampo. E la clip era 16 mm. E il disco in vinile. E si ballava sulla terrazza dell'amico più ricco. E avevam...o la camicia come Robin Trower. E di roba ne circolava poca, solo un pò di fumo. E qualcuno si innamorava davvero. E..ma mi sembra tutto così più bello di oggi solo perchè allora ero tanto giovane?

A proposito, noi leggevamo Play Boy...

I conti non tornano


Dunque ricapitoliamo
Qualcuno riceve escort a domicilio, retribuendole con 2000 €.
Sulle nostre strade i proletari e impiegati di secondo livello imbarcano in auto povere disgraziate dell'Est per 50 €. Ma vengono multati per 500 €. dai Carabinieri
I capitali di origine truffaldina (miliardi di €.) si lavano con il 5 per cento
Se non paghi un paio di rate del mutuo (1000 €.) rischi di perdere la casa
Ora, non ci vuole un ministro dell'Economia per capire che i conti non tornano

I 50 cents della mia vaccinazione non li avrete!


Siamo cavie inconsapevoli. Burattini di sistemi economici globali che neanche riusciamo a concepire. I nostri bambini da giorni si lavano le mani con amuchina, nelle scuole campeggiano cartelli con norme anticontagio, ad ogni starnuto mamme preoccupa...te scrutano segnali inquietanti. Intanto, le grandi multinazionali del farmaco accumulano miliardi di dollari. E allora,mi direte, cosa puoi fare tu umile, piccolo burattino del sistema? Un beneamato c.... Ma i 50 cent della mia vaccinazione non li avranno!

Cari amici e amiche, vorrei che voi leggeste questo breve articolo. L'autore è Giorgio Israel che, per chi non lo sapesse, è il consulente tecnico del ministro Gelmini ovvero il vero autore della riforma della scuola. Ora, lungi da me ogni polemica, vorrei che voi verificaste cosa pensa il professore Israel della "schedatura" dei bambini Rom a suo tempo proposta dalla Lega. Dopo la lettura un pensiero al fatto che il professore in questione è quello che ha "riformato" la scuola elementare e dell'infanzia dei nostri figli non sarebbe male. Buona lettura e riflessione a tutti.
p.s.
Se dopo la lettura vi siete incuriositi sul pensiero del professore Israel cercate un po' su Google, troverete anche il suo giudizio sul presidente degli Stati Uniti. Così vi fate il quadro completo.....

domenica 16 agosto 2009

Due grandi uomini

La Destra e la Sinistra non esistono più. E per questo non esiste più in Italia neanche la politica.E non è solo una notazione ideologica. E' una constatazione sulla qualità degli uomini. I giovani della mia generazione impegnati in politica, avevano due fari umani a cui rivolgersi, una volta che avevano impresso nelle loro menti e nei loro cuori un'ideologia. Almirante e Berlinguer rappresentavano le icone di due schieramenti. Due grandi uomini. Due politici di cui ognuno, a Destra e Sinistra, poteva andare fiero. Solo pochissimi anni fà ho saputo che quei due garndi uomini, riconoscendo l'essenza simile del loro animo, si erano incontrati in segreto più volte per parlare dei destini dell' Italia. Per sei volte, tra il 1978 e il 1979, Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante si incontrarono segretamente. Per sei volte discussero e confrontarono le loro idee di Governo, senza che nessuno lo sapesse nè i colleghi nè tantomeno i loro elettori, in una stanza all'ultimo piano del palazzo di Montecitorio. Da quesli incontri si sancì il reciproco riconoscimento della lealtà e della grandezza dell'avversario. Traggo alcune righe da un documento storico divulgato di recente.
Solo quattro uomini sono stati testimoni di quegli incontri riservatissimi, e tre di loro ormai sono morti. Il quarto, l'ultimo, ne parla per la prima volta oggi, vent' anni dopo. E' Massimo Magliaro, il giornalista che fu per 18 anni consigliere e collaboratore di Giorgio Almirante, diventandone il suo portavoce e la sua ombra.
"La prima volta - ricorda - ebbi l'impressione che si incontrassero per caso, che non ci fosse un appuntamento. Era un venerdì sera, la Camera era ormai deserta e in quel corridoio che portava alla commissione Esteri eravamo in quattro: Berlinguer e Tonino Tatò da una parte, Almirante ed io dall'altra. I due segretari si avvicinarono lentamente, si strinsero la mano con un sorriso un po' timido e poi si appartarono dietro una porta, su un divano di pelle. Io e Tatò restammo fuori, a discutere del più e del meno. Lui stava da una parte, io dall'altra, lui era un rosso e io un nero, avevamo poco da dirci: il tempo, il traffico, il campionato. Almirante e Berlinguer, invece, potevano permettersi di allontanarsi per un'ora dalle rispettive trincee e affrontare insieme, senza che nessuno lo sapesse, l'argomento che ossessionava tutti e due: il terrorismo".
Quello che i due leader si dicevano, oltre quella porta, forse non lo sapremo mai. Magliaro ammette di non aver ricevuto una sola confidenza, sul contenuto dei colloqui. "Ricordo solo che quella volta Almirante mi confidò: " Quell'uomo è un avversario leale e corretto". Non mi disse neppure che ci sarebbero stati altri incontri". Ce ne furono altri cinque, sempre nello stesso luogo, e sempre di sera, quando il palazzo si era già svuotato. "Ricordo che sceglievano il lunedì, quando il grosso dei deputati non era ancora arrivato, o il venerdì, quando erano già ripartiti tutti per i collegi". Non fu il caso, a decidere gli altri colloqui: "Si davano degli appuntamenti, forse per telefono, e mai attraverso altre persone: io stesso, che stavo tutto il giorno accanto al segretario, lo sapevo all'ultimo momento, quando vedevo arrivare gli altri due".
Perché dovevano restare segreti, quegli appuntamenti? "Erano altri tempi" risponde secco Magliaro. Già. Rossi e neri si scontravano nelle piazze, c'era il muro contro muro, molti non avrebbero capito perché il capo della destra doveva incontrare il capo della sinistra, e viceversa. In quei due anni, tra il 1978 e il 1979, l'attacco del terrorismo raggiunse la massima intensità: 4892 attentati, 59 assassinii e 155 ferimenti, quasi il doppio di fatti di sangue rispetto ai due anni precedenti. Dopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, c'erano stati gli agguati mortali al giudice Emilio Alessandrini e all'operaio Guido Rossa, al colonnello Antonio Varisco e al dirigente della Fiat Carlo Ghiglieno. Brigate Rosse e Prima Line a erano i gruppi più attivi, con 218 attentati, ma anche i neri si facevano sentire: i Nuclei Armati Rivoluzionari rivendicarono 16 assalti, e altri 6 furono firmati da "Siam Fascisti".

lunedì 27 luglio 2009

Franca Rame: io la trovavo bellissima. Irragiungibile. Credo che gran parte delle motivazioni della brutale violenza che dovette subire non furono politiche. Fu la sua aura di austera , algida intelligenza che non si piegava a sotterfugi da chierici. Il suo modo di proporre atroci verità senza appello. La sua ferrea volontà di riaffermare identità e diritti delle donne in una società opulenta dominato dall' ipocrisia democristiana. Non sono mai stato del tutto convinto della appartenenza alla Destra dei suoi violentatori. E poi quale Destra? Ho sempre immaginato quello di Franca Rame uno "stupro di Stato" come "delitto di Stato" fu quello di Aldo Moro. Parlammo di Franca Rame. Le ragazze del nostro gruppo politico, si sa che le donne inorridiscono nei confronti dello stupro mentre gli uomini hanno reazioni più circospette, proposero subito un assemblea all'Università e un volantino. Facemmo tutte e due, con grande successo. Io suggerii di mandare il volantino a Franca, con una lettera in cui le dichiarammo al nostra solidarietà. Non rispose . Ci rimanemmo tutti male, ed io per molti anni mi chiesi se l'avesse mai letto. La rividi , da senatrice. Aveva l'aria di una saggia ma battagliera signora, un pochino sbadata. poi lessi la sua lettera di dimissioni dal senato. Mi colpì una frase: "A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest’ambiente ovattato e impregnato di potere, di scontri e trame di dominio. L’agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media. E spesso lo spettacolo a cui si assiste non “onora” gli “Onorevoli”. Ricordo che in quel volantino di tanti anni fa scrivemmo: "L'onore e la dignità delle donne non si compra al mercato". Ne sono, naturalmente, ancora convinto.

venerdì 24 luglio 2009

"Scuola occupata". Era un cartello di intenti politici affisso con l'adesivo davanti al portone. Spessissimo , noi dell'Università, partecipavamo alle occupazioni dei licei cittadini. Una sorta di tutoraggio al quale ci sottoponevamo volentieri. L'occupazione del liceo Vico fu particolarmente movimentata. Iniziammo in una cinquantina in una gelida mattinata di novembre. Nella prima serata già una ventina erano stati trascinati a forza dai genitori a casa. Il giorno dopo un'altra decina si fecero convincere da un funzionario della Digos che gridava frasi a metà tra il minaccioso e il burocratico. Il quarto giorno, una mezza dozzina abbandonarono per stanchezza l'impresa . Il quinto giorno tre operai dell'Italsider vennero a stare con noi. Il sesto giorno, il preside si beccò una sedia addosso proveniente dal secondo piano e fu portato via in autoambulanza. L'episodio fece accorrere fotografi, giornalisti e due furgoni di celerini che stazionariono a venti metri dal portone. Tutti noi convenimmo che la cosa si faceva interessante e stilammo un documento politico, cofirmato dagli operai dell'Italsider, da diffondere all'esterno, prontamente raccolto da un cronista. All'indomani il Mattino ci denominava "rivoltosi". E insieme all'articolo arrivò perentorio l'ordine di sgombero al megafono. Facemmo uscire le tre ragazze e io e pagliuchella preparammo un po' di "armi di difesa" che risultavano inefficienti giacché la scuola fu "liberata" in poche ore. Tre di noi fecero un passaggio in ospedale, tutti in questura. Il fatto di essere diventato uno "schedato" mi lasciò un misto di orgoglio e di paura.

giovedì 23 luglio 2009

Ho sempre pensato che gli "anni di piombo" dovessero essere chiamati così perchè furono "cupi", pesanti, densi e non solo per le stragi e le rivolte di piazza. Credo che nessun giovane allora potesse essere del tutto spensierato.
Anche il meno impegnato in politica, il meno istruito , addirittura il meno intelligente portava una malinconia segreta che, spesso, non sapeva esprimere. Ci sentivamo tutti in qualche modo "incompresi" dagli adulti, dai genitori che sfidavamo ogni giorno in mille modi diversi. Quando una ragazza mi diceva con gli occhi colmi di sfida e di piacere: "dovesse vedermi mio padre adesso", mi sembrava di aver reso un servizio alla causa dell'emancipazione femminile e non solo alle mie voglie. D'altra parte, forse non a caso, la pillola anticoncezionale cominciò ad essere venduta proprio in quegli anni insieme ai pantaloni a zampa di elefante . Quesi pantaloni larghi giù e aderenti su cosce e fianchi, non lasciavano dubbi sulle ragazze da corteggiare subito. Ricordo le lunghe collane e i bracciali di metallo, le maglie coloratissime e con disegni che diventavano intellegibili solo dopo aver fumato di brutto (un fenomeno inverso che non mi sono mai spiegato del tutto). Io che sono sempre stato uno che ha fatto sorridere (spesso anche ridere) le mie interlocutrici, avevo un successo strepitoso con quelle ragazze tristi e dal sorriso corrucciato ma con gli occhi grandi e dolcissimi. Allora, mi capitava di divertirmi insieme alle mie ex (che intanto erano innamorate dei miei migliori amici) con la fidanzata del momento. Mi pareva, allora, che il cameratismo e gli ideli comuni facessero da anestetico alle gelosie e che la libertà sessuale di quegli anni derivasse da questo semplice concetto.
Io che vivevo in una famiglia che se avesse voluto avrebbe potuto comprarmi il ristorante sotto casa, mangiavo alla mensa universitaria e mi sarebbe piaciuto essere uno squattrinato fuori sede. Quando in sezione seppero del lavoro di mia padre, qualcuno cominciò a guardarmi con sospetto che sparì solo dopo un paio di mie azioni che non lasciavano spazi a dubbi. Compresa quella di dare in prestito la mia macchina a Paglichella quando me la chiedeva, un atto che era considerato nel nostro giro assai temerario. Il sabato sera (che veniva dopo una settimana di intenso attivismo poltico) era uguale per tutti. Il mio amico Vittorio, oggi segretario comunale in una città del nord, era poverissimo. Ultimo di sette fratelli, il padre fabbro con una bottega che somigliava all'antro di un inferno per diseredati. Ricordo che Vittorio era sempre a divertirsi con noi e che la "colletta per Vittorio" era quasi automatica ogni sabato, prima ancora che lui arrivasse all'appuntamento in piazza.
Non riesco a capacitarmi come tanto sfrenato individualismo tenga in ostaggio i giovani d'oggi.

mercoledì 22 luglio 2009


La nostra sezione era un sottoscala senza luce. Di fianco ad una fabbrica di scarpe dove, come oggi, lavoravano donne e ragazzini. La nsotra prima azione politica fu quella di tentare di affrancare dal lavoro nero le nostre vicine. Il padrone di casa , accompagnato da due loschi figuri, ci invitò a fare politica più in là e non ci fu bisogno di una riunione del direttivo di sezione per accettare la proposta. Una settimana dopo, alle tre di notte, la fabbrica di scarpe andò a fuoco, la benzina fu versata attraverso una grata in comune con la nostra sezione. I collanti abusivamente tenuti allo scoperto fecero un falò di proporzioni epiche. Cambiammo indirizzo. Il sospetto della polizia e dei proprietari della fabbrichetta (che temevamo molto di più dei poliziotti) fu quello che un paio di noi avessero commesso il fatto. Allora i manifesti si stampavano su fogli bianchi che portavano il simbolo in alto già impresso. Ci arrivavano da Roma ed era l'unica cosa che non pagavamo di tasca nostra. Io ero quello che li scriveva, ma il fatto di concepire ardui concetti politici non mi esimeva dall'attacchinaggio che, in realtà, vivevo come un'avventura notturna. Ero anche grosso e abbastanza coraggioso e inaugurai l'uso di portare una mazza di ombrellone da mare segata in due come arma di difesa. I cortei rappresentavano l'acme di una lunga preparazione tattica. Quando ci snodavamo come un verme lunghissimo attraverso il Corso Umberto, con due gruppi di celerini in apertura e chiusura e i più cattivi di loro tra noi, marciamo con la voglia di cambiare il mondo. Allora i poliziotti e i carabinieri non avevano gli scudi di plexiglas, gli elmetti tecnologici e e i fucili con proiettili di gomma. Forse per quel loro aspetto "primitivo" sembravano più catttivi di oggi. Un giorno il commissario S. L. mi disse: "Uno di questi giorni la paghi per tutti". Ma io mi sentivo invincibile e neanche gli risposi. Il mio miglior amico e attivista della sezione era un disoccupato di lungo corso che si arrangiava con lavoretti saltuari dei quaili molti illegali. Lo chiamavamo Pagliuchella, perchè era piccolo e leggero come un filo di paglia. Ma era il più veloce e coraggioso di tutti. Donne ce n'erano pochisssime. A quel tempo fare politica attiva e per di più con noi bollava una ragazza come una puttanella. Di solito erano figlie o sorelle di altri come noi. Oggi penso che se avessimo avuto internet, avremmo cambiato davvero il mondo. Ma ogni manifesto rappresentava una colletta e chi si fermava a leggerli? Vorrei rivedere Pagliuchella e ubriacarmi con lui. Spero sia vivo e che corra veloce come allora.
Avevo vent'anni. Mi occupavo di politica, in un mondo dove i giovani scrivevano l'agenda dei cambiamenti epocali. Un giorno fui invitato a casa di un senatore che aveva letto alcuni miei articoli sulla gazzetta dell'Università ed era amico del mio professore di Fisiologia. Il senatore d'Albora abitava nella stada più bella di Napoli. Sul suo terrazzo arrivava lo scintillio di un mare cobalto e lucente. Una domestica con un lindo grembiulino mi fece sedere davanti ad un tavolo dove erano disposte a cerchio bibite fresche e succose. Il senatore entrò senza che lo sentissi. Una veste da camera e un passo leggero come quello di un aristocratico gatto. Si sedette avanti a me e mi disse: "Allora, lei desidera fare politica. Perchè?". Parlai per una buona mezz'ora. Poi il senatore si alzò, e prese dallo scrittoio un libro sottile. Mi scrisse una dedica che lessi due giorni dopo per l'emozione. "Le auguro di rimanere sempre come oggi", e mi congedò . Io non faccio paragoni con i politici di oggi. Nè raffronto epoche inconciliabili. Ma una prostituta in quel salotto credo non c'entrò mai.